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Compie dieci anni Nawaat, il blog della diaspora tunisina

logo nawaat“Don’t hate the media, be the media”. Non odiate i media, siate i media. E’ lo slogan che campeggia sull’home-page di Nawaat, una piattaforma web nata esattamente dieci anni fa (era il 5 aprile 2004) e destinata a giocare un ruolo di primo piano nel panorama informativo, sociale e politico del Nord Africa, e non solo. Il progetto fu lanciato come blog collettivo grazie all’intuizione e al lavoro di alcuni esuli politici tunisini: Sami Ben Gharbia in Olanda, Riadh Guerfali e Malek Khadhraoui in Francia, un blogger con lo pseudonimo di Centrist nella regione canadese del Québec. “Nawaat.org – si legge nella pagina di presentazione del portale – è un blog collettivo che offre la parola a tutti coloro che, attraverso il loro impegno cittadino, la prendono, la supportano e la diffondono. […] Cosciente che la conquista della libertà di espressione è una lotta quotidiana da condurre in totale indipendenza, Nawaat non riceve finanziamenti da partiti e non accetta sovvenzioni pubbliche”. Attualmente, il blog è curato da uno staff di circa quindici persone a cui si aggiungono altri collaboratori occasionali che intendono pronunciarsi sui fatti della realtà tunisina.

La vocazione di autonomia e pluralismo della piattaforma è stata confermata nel corso di questi dieci anni, durante i quali Nawaat si è trasformato in una voce sempre più accreditata e autorevole della comunità diasporica tunisina, composta da esuli ed emigrati ormai di stanza in diversi Paesi occidentali. Il blog ha dato spazio a molteplici posizioni politiche e culturali, dai laici alla sinistra radicale ai movimenti islamisti, in particolare oppositori e vittime delle repressioni del regime di Ben Ali. Il salto di qualità nell’attività di contro-informazione di Nawaat è avvenuto in occasione dei rivolgimenti sociali delle “primavere arabe”; in primo luogo, attraverso la pubblicazione del cosiddetto “dossier Tunileaks“, traduzione di tutti i cablogrammi messi a disposizione da Wikileaks a proposito di Ben Ali e della situazione politica in Tunisia, che hanno svelato l’esistenza di una fitta rete di corruzione nell’economia e nella politica nazionali. Un altro momento in cui la piattaforma ha svolto un ruolo d’informazione alternativa rispetto ai media ufficiali e di catalizzatore della pluralità di voci tunisine sparse nel mondo ha riguardato la copertura dell’immolazione di Mohamed Bouazizi, il giovane ambulante della città di Sidi Bouzid che si è dato fuoco il 17 dicembre 2010 per protestare contro il sequestro della propria merce; l’episodio è ritenuto da molti osservatori il detonatore che ha dato origine alla “primavera tunisina”, culminata con la cacciata di Ben Ali il 14 gennaio 2011.

Proprio a partire dal 2011, l’attività di Nawaat ha cominciato a raggiungere un pubblico sempre più vasto a livello globale; contestualmente sono arrivati i primi riconoscimenti internazionali, come il Reporters Without Borders Netizen Prize, per la copertura mediatica alternativa dell’inizio della rivolta tunisina, l’Index on Censorship Award, per la trasparenza e libertà d’espressione, e l’Electronic Frontier Foundation Pioneer Award, per l’intensa attività social e user-generated-content nella produzione e diffusione di contenuti e news attraverso la rete.

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