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Sky, il progetto di una pay-tv europea

imagesVerso una pay-tv europea capace di integrare i principali mercati nazionali della televisione satellitare a pagamento. Sembra essere questo, nemmeno troppo velato, l’ambizioso progetto di Rupert Murdoch, il magnate dei media detentore del colosso Sky. Questa mattina, infatti, BSkyB (British Sky Broadcasting), la piattaforma che diffonde l’offerta Sky in Gran Bretagna e Irlanda, ha formalizzato l’offerta per l’acquisizione del 100% di Sky Italia e il 57% di Sky Deutschland, che serve Germania e Austria. Entrambe queste derivazioni nazionali sono di proprietà di Fox, a sua volta controllata dallo stesso Murdoch; si tratta, perciò, di un’operazione che si svolgerà interamente ‘in famiglia’, con cifre che vanno dai 2,45 miliardi di sterline (circa 3 miliardi di euro) per l’acquisizione del pacchetto italiano più la quota detenuta da National Geographic Channel, ai 2,9 miliardi di sterline (circa 3,7 miliardi di euro) per il 57% del pacchetto tedesco.

Come si può leggere dal documento ufficiale di offerta, consultabile sul sito di BskyB, l’obiettivo è quello di dare vita a un nuovo attore della tv a pagamento che diventi leader all’intero di tre dei quattro principali mercati europei. Secondo quanto dichiarato da Jeremy Darroch, chief executive di BskyB, il nuovo soggetto sarà una pay-tv multinazionale di prim’ordine, in grado di competere a livello globale e con ampi margini di crescita; questa ipotetica ‘Sky europea’ potrebbe contare, infatti, su un mercato iniziale di cinque Paesi, 20 milioni di potenziali abbonati e una previsione di 12 miliardi di revenue, secondo quanto riportato dagli analisti di Enders Analysis, società specializzata nella ricerca sui media e le telecomunicazioni.

Il progetto di Murdoch, finalizzato anche al futuro tentativo di acquisizione della Time Warner già fallito in passato, segue di pochi mesi un’altra operazione simile (ma ancora distante da una fase di concretizzazione che sembra invece a portata di mano per il magnate australiano) che dovrebbe coinvolgere l’italiana Mediaset Premium e il network panarabo Al Jazeera, di cui abbiamo già parlato qui. Una grande pay-tv del Mediterraneo a cui si contrappone, oggi, una pay-tv europea. Con l’Italia potenzialmente coinvolta in entrambe le sfide

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‘I Ponti di Sarajevo’, tredici registi europei raccontano la città tormentata

S’intitola I ponti di Sarajevo ed è il film vincitore della cinquantesima edizione di Pesaro Film Fest, la mostra internazionale del nuovo cinema in programma ogni estate nella città marchigiana. La pellicola è un valido esempio delle nuove frontiere della co-produzione cinematografica in grado di connettere registi di Paesi differenti. Il film è una raccolta di tredici episodi, firmati da altrettanti registi provenienti da varie nazioni europee, che ruotano intorno alle vicende della città più tormentata e simbolica dell’intero continente. Dalla storia di Gavrilo Princip, lo studente serbo che attentando alla vita dell’Arciduca austriaco Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914, diede di fatto origine allo scoppio della prima guerra mondiale, fino al lungo ‘assedio’ durante la guerra di Bosnia dei primi anni ’90, la città di Sarajevo è protagonista di un viaggio che attraversa tutto il Novecento, le angosce e le speranze di chi l’ha amata e abitata. In un progetto che vede anche molta Italia (i registi Vincenzo Marra e Leonardo Di Costanzo firmano due episodi, mentre la milanese Mir è tra i co-produttori grazie anche al supporto e all’assistenza della Trentino Film Commission), spiccano i nomi di maestri del cinema come Jean-Luc Godard, Sergei Loznitsa, Aida Begic e Ursula Meyer.