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Slow Tv, il fascino della lentezza sulla tv norvegese

Chi l’ha detto che la noia non può funzionare in televisione? Davvero la lentezza è nemica dell’intrattenimento? A giudicare da quel che accade da alcuni anni in Norvegia, sembrerebbe di no. ‘Slow Tv‘ è il nome con cui viene identificato questo inedito fenomeno sociale e mediatico che sta trasformando usi e consumi della televisione nel placido e tranquillo Paese scandinavo. La definizione, tuttavia, rende solo parzialmente idea del successo e delle sue motivazioni più profonde. Paesaggi mozzafiato, memorie personali, relax immersivo dopo una giornata frenetica, recupero di un’identità nazionale; tutto questo si fonde nei programmi (se così si possono chiamare) che la NRK, la tv pubblica norvegese, ha lanciato nei propri palinsesti come autentica scommessa e sfida ai format più diffusi. Già nella stagione 2009-10, per esempio, il primo esperimento di ‘Slow Tv’ coinvolse complessivamente 1.200.000 spettatori, più del 20% dell’intera popolazione nazionale che si attesta intorno ai 5 milioni: si trattava, nientemeno, del programma ‘Bergensbanen – minutt for minutt‘, la diretta completa di un viaggio in treno da Bergen a Oslo della durata complessiva di 7 ore e 14 minuti.

Poco dopo, è stata la volta di ‘Hurtigruten – minutt for minutt‘, la diretta di ben 134 ore (!) di una crociera lungo le coste norvegesi. Ciò che sorprende, nel relativo successo di pubblico della ‘Slow Tv’ è il fatto di trovarsi di fronte a un fenomeno non pienamente spiegabile con le categorie classiche della televisione; considerato una risposta all’invasione dei reality, dei factual, dei talent, dei canali all news dove deve sempre accadere qualcosa di eclatante, il fenomeno della ‘televisione lenta’ nasconde il proprio segreto proprio nella capacità di non far succedere sostanzialmente nulla per ore e ore. Eppure, a ben guardare, della real tv, del factual o del docu mostra l’aspetto più crudo ed essenziale, senza commenti o interruzioni.

Ecco perchè c’è chi si spinge a considerarlo un vero e proprio nuovo genere, meritevole di studi, analisi e approfondimenti meno ironici e superficiali di quelli che ne hanno accompagnato gli esordi: un seguitissimo blog (slowtelevision.blogspot) è nato proprio con l’intento di fornire una base teorica e scientifica al fenomeno, indagandone la storia, le prospettive, gli effetti sugli spettatori, gli adattamenti. Già, perchè naturalmente la ‘Slow Tv’ ha già varcato i confini norvegesi: accortasi dell’interesse che le serie scandinave generavano sul pubblico inglese, la BBC ha subito intrapreso una propria sperimentazione del genere, dedicando il proprio BBC Four a ‘dirette’ come ‘Dawn Chorus: The Sounds of Spring‘ o il tour di tre ore della National Gallery. E persino gli Stati Uniti, attraverso l’interessamento della piccola casa di produzione indipendente LMNO, sembrano in procinto di farsi coinvolgere dal fascino ambiguo e discreto di una televisione che, una volta tanto, non sembra avere fretta.

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